Lino Marini

È mancato Lino Marini, professore in pensione già docente della cattedra di storia e filosofia all’università cittadina. Autore di molti saggi aveva indirizzato le sue ricerche in particolare sulla storia dei Savoia e così nel corso dei suoi studi ebbe la ventura di contattare anche membri della ex famiglia reale. Un ictus ha stroncato la sua esistenza a pochi giorni dal compimento dell’ottantunesimo anno.

Sui suoi meriti di accademico e di studioso altri più quotati di me ne parleranno. Io lo voglio ricordare nel suo periodo bovesano quando ancora entrambi eravamo giovani studenti. Per chi non lo ricordasse dirò che Lino era figlio della maestra Marini che per molti anni è stata una apprezzata insegnante nelle scuole elementari del nostro comune.
Il papà Gustavo è ricordato quale amministratore della società idroelettrica bovesana.
La famiglia era venuta ad abitare in via Piave nel caseggiato dell’asilo infantile che fa angolo con corso Regina Margherita. Per andare a scuola Lino passava tutti i giorni davanti al negozio di mia mamma. Io lo vedevo andare a passo veloce con una pesante cartella abbracciata sul fianco destro che gli tirava giù la spalla così che gli rimase per sempre più bassa dell’altra.

Come sia nato il nostro sodalizio non so spiegarmelo, eravamo così diversi l’uno dall’altro, sono certo però che fu lui a scegliermi come compagno ed io gliene sarò per sempre grato. A Lino piacevano solo cose serie, non frequentava nessuno in paese, non partecipava a giochi, non lo si vedeva mai al bar, era uno studente modello, uno da media dell’otto tanto per intenderci. All’inizio ci dedicammo assieme alla costruzione di piccoli alianti che cercavamo di far volare fra le rocce della cava al castello. Poi gli prese la passione della montagna. Io ero un povero alpinista da Bisalta, fontana Cappa con il circolo San Tommaso, al massimo ero arrivato alla Croce e una volta mi ero spinto con Mario Martini fino al lago Brocan. Con Lino feci un salto di qualità, una per una toccammo tutte le principali cime delle Alpi Marittime dal Marguereis al Bec d’Orel, dal Clapier alla Maledia fino al monte Matto ed infine alla cima sud dell’Argentera. La foto ci mostra appunto al ritorno da questa gita io sono il più piccolo e ho alla mia destra Lino e alla sinistra Bartolomeo Giuliano.

Partivamo da casa con le nostre pesanti biciclette e lo zaino con viveri per tre giorni. Io lo seguivo mentre lui tracciava il percorso ispirandosi alla lettura della guida Alpi Marittime del Sabatini e spesse volte eravamo noi due soli a cercare sentieri invisibili o cacciarci giù per dirupi impossibili come la discesa del vallone Chiabrera che dalla punta del monte Matto si precipita sulle terme di Valdieri. L’inizio della guerra non frenò le nostre escursioni. Dopo che il fronte verso la Francia venne sgombrato dalle truppe, noi passando per il rifugio Pagarì e il rifugio Nizza scendemmo fino a Madonna di Finestre.
Io in Lino ammiravo la forza, il coraggio e la determinazione. La sua sicurezza non veniva mai a meno, ma devo aggiungere che mai si è dimostrato imprudente. Io mi fidavo di lui anche quando mi portava in luoghi che solo la paura di apparire vigliacco mi impediva di lasciarlo andare solo.
Ma poi venne l’8 settembre con tutte le conseguenze che conosciamo. Lino prese parte alla Resistenza con i Garibaldini e con Manduca divenne un fervido teorico del comunismo.

Io bevevo dalle sue parole la bella utopia Marxista e immaginavo la venuta di un tempo dove tutti avrebbero avuto secondo i loro meriti per passare poi alla fase definitiva dove ognuno avrebbe avuto secondo i propri bisogni. Allora non sapevamo ancora cosa fosse costata alla Russia la dittatura di Stalin e aspettavamo fiduciosi la venuta di Baffone. Poi la vita ci divise e non ebbi più molte occasioni per incontrarlo. Seppi da suo fratello Mario dei suoi successi accademici e seppi anche che adorava sempre la montagna al punto da cimentarsi in impegnative scalate in Val d'Aosta.

Ora riposa in pace vecchio amico, che la terra che ti ricopre sia leggera.