L’ora delle decisioni

1945§. La banda di cui entravamo a far parte era per me un’illustre sconosciuta, mi fidavo del mio amico Mario Dalmasso, compagno di avventure in Francia, il quale precedentemente aveva avuto dei contatti con il responsabile del gruppo.
Dove si era formata e come mai era capitata alle falde di Boves ancora oggi non saprei dirlo. Sapevo che apparteneva alla formazione GL, Giustizia e Libertà e che aveva preso il nome da Ildebrando Vivanti, studente bresciano del 1924 fucilato a San Rocco Castagnaretta il 23 aprile del ’44. Il comandante Marco (Marco Morisasco) era certamente il più vecchio della banda. Era nato il 1911 a Cuneo ed era uno strano tipo che si era portato in montagna oltre a due bellissimi cani lupo anche la moglie. I suoi aiutanti erano Tillio Fontana ed Enrico Giorgis il primo un ex paracadutista di Cuneo, incuteva rispetto sia per il grande coraggio sia per l’atteggiamento cinico. Di lui si raccontava di colpi eseguiti con grande temerarietà beffando i fascisti di Cuneo. La sua arma era un piccolo mitragliatore Mas che portava sempre con sé.

Ricu (Giorgis) era la sua ombra, sempre pronto a seguirlo in qualsiasi impresa. Armato di un mitra Beretta più lungo di lui, sul calcio del quale aveva inciso il nome della sua ragazza.
Era un pomeriggio di sole quando io e gli amici Mario, Berto, Franco e Carlo Satta raggiungemmo il raggruppamento in un bosco sopra i Cerati. Io avevo con me per tutto bagaglio una coperta da casermaggio che avevo sottratto all’aeroporto Mondovì l’ultimo giorno di lavoro come elettricista di un’impresa che faceva capo alla TODT. Eravamo piuttosto ottimisti, la guerra non poteva durare a lungo, gli alleati erano sbarcati in Francia e in Italia erano ormai giunti alla linea Gotica. Poteva essere questione di giorni poi avremmo lasciato la montagna per occupare i nostri paesi prima dell’arrivo degli americani. Dopo che ci ebbero consegnato un moschetto con alcuni caricatori rimanemmo in attesa del camion che ci avrebbe portato in valle Gesso.
Io non sapevo di questo trasferimento ma non me ne curavo più di tanto, un posto valeva l’altro. Ormai eravamo in ballo. Mi informarono che la destinazione del gruppo era la valle di Roaschia che avremmo dovuto occupare dividendoci in tanti distaccamenti dislocati nei vari tetti.